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«Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell'aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra» (F. Palasciano)
Si laureò giovanissimo in Belle Lettere e Filosofia, quindi in Veterinaria, e infine in Medicina e Chirurgia. A trentatré anni, nominato ufficiale medico dell'Esercito delle Due Sicilie, si trovò a Messina durante i moti insurrezionali del 1848. Contrariamente alle disposizioni del generale Carlo Filangieri, il giovane medico si adoperò per prestare cure mediche anche ai nemici rimasti feriti durante i combattimenti. Accusato di insubordinazione, rischiò di essere fucilato, nonostante avesse giustificato con Filangieri il proprio comportamento dicendo: «I feriti, a qualsiasi esercito appartengano, sono per me sacri e non possono essere considerati come nemici», e «Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato». Solo l'intervento di re Ferdinando II fece commutare la pena capitale in un anno di carcere, da scontarsi a Reggio Calabria. Questa esperienza, esposta nelle sue successive dichiarazioni al Congresso Internazionale dell'Accademia Pontaniana di Napoli del 1861, ebbe una vasta risonanza in tutta Europa e fu una delle basi della Convenzione di Ginevra del 1864 che dette vita alla Croce Rossa. |